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Epidemia- febbre suina - caccia al vaccino
(Roche-Glaxo)
Epidemia caccia al vaccino miliardario
Febbre suina: gara fra quattro multinazionali del farmaco per realizzare e mettere sul mercato mondiale il siero
LA PAURA paga. Negli ultimi 5 anni quella delle epidemie è stata una torta da oltre 4 89 miliardi di euro. E di allarme in allarme il business cresce come la paura instillata nella gente: a 14 euro a dose (per un ciclo di trattamento ne servono 10) le 400 milioni di dosi all’anno che la sola Roche intende arrivare a produrre (per far fronte a 40 milioni di malati teorici) significano altri 5 6 miliardi di euro. E stavolta all’anno. Musica per gli azionisti e infatti Roche era salita del 3 51% l’altro ieri ed è cresciuta del 1 38% ieri mentre GlaxoSmithKine negli ultimi due giorni è salita del 4 26%. Quel che è singolare è che gli investimenti — e il clamore mediatico — sono disaccoppiati dai rischi sanitari causati e realisticamente attesi. Per dire di malaria muore un bambino ogni 30 secondi. Muoiono 1 milione di persone ogni anno sulle 247 milioni infettate. Ma la malaria colpisce nei Paesi nel Sud del mondo a bassa capacità di spesa e quindi alle case farmaceutiche interessa poco. Colpisce soprattutto in Africa il continente dimenticato. Il Global malaria action plan della Banca Mondiale ha stimato che con 3 miliardi di dollari all’anno si potrebbe eradicarla. Ma se ne sono trovati solo una parte. E la ricerca del vaccino va avanti in maniera promettente ma lentamente. I governi di tutto il mondo invece hanno valutato con tutt’altro metro di giudizio i casi della Sars e dell’influenza aviaria entrambi gravi ma che hanno rispettivamente prodotto 8.098 infettati e 774 morti e 421 infettati e 257 morti. Mille e trentuno morti in tutto contro un milione (all’anno) della malaria. Lo 0 1%. Ma per aviaria e Sars il clima di paura toccava i cittadini dei Paesi ricchi e i governi si sono mobilitati e hanno acquistato centinaia milioni dosi di Tamiflu (Roche) e Relenza (GlaxoSmithKline) pagando 4.47 miliardi di euro a Roche (dal 2004 al 2008) e Glaxo (427 milioni per 2007 e 2008). E nei primi 3 mesi del 2009 la Roche ha venduto Tamiflu per 263 milioni di euro e la Glaxo per 246 milioni. Da notare che il mercato americano era stato avaro: nel periodo gennaio-marzo 2009 la Roche aveva venduto Tamiflu per appena 13 milioni di dollari il 94% in meno rispetto all’anno precedente. GRAZIE al battage mediatico innescato l’infausta epidemia di influenza in Messico e Stati Uniti farà ora schizzare in alto le vendite. E darà nuove e poderose ali alla ricerca di un vaccino — ci lavorano alacremente almeno quattro case farmaceutiche — che sarà un altro affare miliardario. Basti pensare che la GlaxoSmithKline ha investito 2 miliardi di dollari per il vaccino contro l’aviaria e giustamente vorrà rientrare dei costi. Il vaccino che si chiama Prepandrix ha avuto il via libera dell’Unione Europea nel febbraio 2008. Quando e se l’aviaria dovesse tornare a bussare alla porta il prezzo da pagare per il vaccino (un prepandemico che copre al 70%) sarà miliardario. I PRIMI milioni di dosi sono già stati ordinati da Stati Uniti (27.5 milioni di dosi) Finlandia (5 2 milioni) e Svizzera (8 milioni). Il meccanismo allarme-paura paga anche perché l’ingranaggio mediatico (con i relativi interessi economici) ventila sciagure pandemiche planetarie come l’influenza spagnola. Ma va detto che tra i mille successi della vaccinazione di massa per malattie come la polio e il vaiolo si dimentica di ricordare fallimenti come la grande campagna di vaccinazione che scattò nel 1976 negli Stati Uniti contro una ventilata pandemia. In 11 mesi si fecero 45 milioni di vaccinazioni a fronte di un solo morto. E forse determinando tra i vaccinati — attribuzione ancora controversa — l’insorgere di 535 casi di sindrome di Guillan-Barre che causarono almeno 23 decessi. A proposito la vaccinazione di massa del ’76 era contro la febbre suina.
di ALESSANDRO FARRUGGIA - tratto da LA NAzione 29.4.2009
(30/04/2009) |
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