PERIODO HEIAN.
Del periodo Heian (714 - 1185 d.C.) è l'esemplare più
antico di origami: un foglio pieghettato, il cui compito era quello
di coprire la bottiglia del saké posta sull'altare, offerta propiziatoria
durante le cerimonie religiose.
Del medesimo periodo sono i modelli stilizzati di una farfalla maschio
(o-cho) e di una farfalla femmina (me-cho), applicati al collo delle
bottiglie di saké usate nel rito augurale durante le cerimonie
nuziali Shinto.
Si usava (e si usa tutt'ora) rappresentare la presenza della divinità
all'interno dei recinti sacri dei templi Shintoisti con corde sospese,
dalle quali pendono strisce di carta bianca piegate a zig-zag, dette
"go-hei", al cui interno monaci e fedeli scrivono brevi preghiere:
profonda è la fiducia riposta nel vento che, scuotendole, porta
le parole alle orecchie degli déi. Nei templi buddisti, invece,
si trovano esposti veri e propri grappoli di gru.
La carta, con il suo candore simbolo della purezza, è considerata
il mezzo perfetto per comunicare con gli esseri divini.
Altro origami frequentemente usato era il "sambo", una specie
di scatola realizzata per contenere le offerte di riso, sale e frutta
disposte lungo le scalinate che conducevano ai templi.
Verso la metà del periodo Heian l'arte origami fece il suo ingresso
nelle corti. Usata come pagamento per le tasse da parte del popolo,
la sua qualità veniva attentamente vagliata da funzionari dello
Stato. Alla Corte Imperiale la carta veniva ampiamente usata da nobili,
favorite e supplici, essendo la maggior parte delle comunicazioni diffuse
per iscritto e considerato indice di buon gusto piegare con raffinatezza
una lettera.
I messaggi prendevano così la forma di fiori, farfalle, forme
stilizzate oppure astratte, ma sempre in sintonia con il contenuto del
messaggio, lo stato d'animo del mittente e la stagione.
Esisteva tutta una serie di "generi epistolari", ed un valido
esempio è fornito da "le lettere del mattino dopo",
inviate dopo un incontro amoroso clandestino per rassicurare l'amante
riguardo il dolore provato al momento dell'addio e l'impaziente attesa
dell'appuntamento successivo.
Quando uno dei due amanti non inviava tale messaggio, era per far capire
che non desiderava ripetere l'esperienza e, automaticamente, la relazione
era considerata conclusa.
Compito della lettera "tre righe e mezza", invece, era quello
di ripudiare la moglie: la formula, lunga appunto tre righe e mezza,
metteva la consorte nella situazione di dover radunare i propri averi
e lasciare il tetto coniugale senza il bisogno di ulteriori atti formali.
Esistevano piegature speciali e note solo a pochi, usate per documenti
estremamente riservati i quali, se aperti, recavano tracce visibili
della violazione.
IL
PERIODO KAMAKURA
Del periodo Kamakura (1185 - 1333 d.C.) è il "noshi":
tale parola è l'abbreviazione di "noshi-awabi", una
striscia di carne di mollusco marino seccata al Sole, un alimento molto
importante nel Giappone del Medio Evo, la cui offerta era considerata
un augurio di buona fortuna.
L'innovazione apportata dal noshi (il cui compito era quello di avvolgere
tale alimento) risiede nel fatto che, per la sua realizzazione, non
è necessario ricorrere a tagli, contrariamante ai modelli tradizionali.
Alcune famiglie inserirono nel loro stemma degli origami, e ne rimane
traccia nelle rappresentazioni sui kimono risalenti a quel periodo.
Il mantenimento della tradizione dell'origami venne preservata tramandando
oralmente le tecniche di generazione in generazione fino all'inizio
del XVIII secolo, quando vennero realizzati i primi libri sull'argomento.
I modelli presentati erano quelli appartenenti alla tradizione: bamboline,
decorazioni, gru, rane, scatole, stelle.
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