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principale monk - . - 17/01/2003 Alla luce della pratica come si fronteggia la rabbia ?, e perché si dovrebbe evitarla ?, come è possibile giustificare la rabbia ? che relazione vi è fra rabbia e pazienza ? Io mi dico: se alla sofferenza c’è soluzione, allora che senso ha ?, se non c’è soluzione, ancora che senso ha ? ….Perchè è così duro e difficile considerare la rabbia, la sofferenza insignificante ? Monk |
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Repliche
e pensieri successivi collegati Caro Monk, tu parli spesso di non-identificazione e sono parole sante, ma la mente di un praticante non ancora completamente padrone del proprio mondo spirituale non è sempre così forte da fronteggiare serenamente altri impulsi primordiali come la rabbia. La loro natura non è completamente razionale. Sono di stampo coattivo e almeno per una certa misura separati dal “reale”.La rabbia ha una dimensione fisica e psichica, e il praticante dovrebbe affrontarle fino ad allentare la tensione e provocare una catarsi purificatrice. Rabbia e sofferenza non sono insignificanti in quel momento, sono manifestazioni acute e palpabili di una tensione. All’inizio della pratica questa potrebbe anche essere accentuata dallo sforzo di raggiungere un modello-ideale e dalla incongruenza fra percezioni ,esterne e interne, nonché dalla naturale tendenza all’inerzia e indisposizione al cambiamento. La pazienza si rafforza col tempo, è la virtù dei forti ; per sviluppare la forza ci vuole tempo. Nel mentre, parallelamente, credo che cercare di indirizzare forze così potenti im modo più costruttivo e meno doloroso sia la strada da percorrere.Ciao! ( toramana - toramana@tin.it - 17/1/2003 .) Reprimere è cattolico, non buddhista. Ad ogni modo condivido la frase seguente. La sofferenza da` nutrimento al senso. (Heinrich Boll) ( hermes - f.rosana@tiscali.it - 17/1/2003 .) ….CATARSI PURIFICATRICE… è valida, a mio avviso, solo in un percorso psicoterapeuta , per un ricerca di liberazione no, non è sufficente, la catarsi può portare ad una breve apertura ma subito si richiude e l’ego avrà così un altra modalità di travestimento: diventa catarsi… a quel punto diventa molto difficile , quasi impossibile smascherarlo perché ciò che mostra è un forte senso di vero e sentito eppure…. la possibilità per uscirne realmente c’è ….. il Buddha parla di non identificazione…ma ….a quale livello ?…per quello che posso dire io non è in senso spaziale, dove possiamo andare se non sempre in noi …eppure… Monk ( monk - . - 21/1/2003 .) Io non ho detto che la catarsi è sufficiente,è ovvio che questa è una soluzione psicologica,credo solo che quando si è ancora in preda a impulsi così impetuosi sarebbe un percorso parallelo da percorrere per sgravarsi da eredità pesanti e facilitarsi il cammino,poichè è un`emozione che mal si concilia al percorso spirituale.Fino alla presa di coscienza dell`illusorietà di tali emozioni.Non si tratta di andare da nessuna parte,non si tratta di acquisire ma di lasciare. ( toramana - toramana@tin.it - 21/1/2003 .) |
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